L’esercizio fisico di ascoltare musica non è una pratica molto in voga così come la pensavano i nostri padri. Ma se soffia forte il vento nell’animo dell’uomo con il nervo scoperto per il bello, allora lui diventa un artista. Da qui nasce “Ma il cielo è sempre più rock. Impronte di Dio nella musica degli adolescenti” (San Paolo, 2022).
L’attitudine che ognuno di noi possiede all’ascolto della musica, l’interesse che ci muove ad ascoltare un artista piuttosto che un altro, la disponibilità ad ascoltare quella canzone e non quell’altra, può essere considerato, con ottime ragioni, come l’espressione manifesta di un proprio tratto di personalità. Ho scritto quindi un nuovo libro che spiegasse bene il collegamento fra musica, strutture di personalità e anima.
In altre parole il modo singolare con cui si compie un’azione nel tempo, in modo del tutto indipendente dai contesti e dalle situazioni della propria vita. In questo senso ascoltare musica accompagna il processo o meglio i processi che, step by step, contribuiscono alla formazione del nostro mondo interno.
Il volume “Ma il cielo è sempre più rock” già disponibile nelle librerie e sui maggiori book store digitali vedrà diversi appuntamenti di presentazione in questi mesi. Ho spiegato che scegliere di ascoltare musica in un luogo pubblico o da soli, in compagnia di alcuni amici per lungo tempo oppure per un lasso di tempo breve, scegliere un determinato genere musicale da approfondire, mette di solito in evidenza come la nostra mente, il nostro corpo e il nostro vissuto diventino insieme una specie di «cassa di risonanza» più o meno ricca di significati.
Dove c’è la musica allora c’è anche lo spirito, o dove c’è lo spirito allora c’è anche la musica?
Che tu preghi Walter White o Gesù, George Best o John Lennon, Maradona o Franco Battiato ci trovi sempre l’arte poiché dentro ciascuno di loro c’era lo spirito. E la canzone qui diventa una forma d’arte e quindi un esercizio di spirito. Se passi da qui, in questo libro troverai gli indizi che vanno:
- dall’anima nelle canzoni dei Coldplay al battesimo di Levante;
- dalla spiegazione del successo di Ultimo alle canzoni di Kurt Cobain partorite dalla propria gastrite,
- dai mostri orribili che portava dentro sé Jim Morrison alle canzoni terapeutiche di Gazzelle.
C’ho scritto del fenomeno psicosociale della Trap Music al limite della clinica. E no, non c’ho scritto dei Måneskin. Il perché non c’ho scritto dei Måneskin ce l’ho scritto dentro, anche perché così ne parleremo a voce alle presentazioni.
Nel libro “Ma il cielo è sempre più rock” attraverso l’analisi di alcuni temi esistenziali per ognuno di noi come la libertà, la ricerca di senso e la narrazione ho lavorato anche con l’aiuto di Don Peppe Logruosso di Edizioni Paoline. Ho tracciato un percorso che tocca psicologia, fede e canzoni che hanno segnato la storia. Ho parlato di artisti che a loro insaputa hanno immaginato le loro canzoni come un esercizio spirituale, per scendere in profondità laddove sembra inimmaginabile, per consentirci di immergerci all’interno di un nucleo intimo e prezioso. Quel nucleo si chiama inconscio.
