Sanremo 2021 e (l’in)conscio collettivo degli italiani è il tema che racchiude l’aria che si respira ogni anno in Italia, una specie di (in)conscio collettivo secondo il quale ognuno di noi si muove
Il Festivál di Sanremo nasce nel 1951 ed è uno dei più longevi festival della canzone. Non è un festival qualunque, quello di Sanremo infatti è proprio il Festivál. Le Americhe ce lo invidiano che Woodstock proprio fermati, che quando nel ’68 da loro è successa tutta quella roba lì, in Italia Sanremo era già quasi maggiorenne!
Gli ospiti famosi
Da tutto il mondo sono approdati in terra ligure al Festivál artisti famosissimissimi tipo gli Europe (1987), i Duran Duran (1985), Whitney Houston (1987), i Queen (1984), Springsteen (1996), David Bowie (1997), Madonna (1998), gli U2 (2000) e poi basta altrimenti i lettori che da tutto il mondo leggeranno questo articolo rosicherebbero troppo.
Lo spettacolo
Sanremo 2021 e (l’in)conscio collettivo degli italiani. Ogni anno il nuovo proposito degli organizzatori è sempre quello di bissare l’esperienza dell’anno precedente, ma in maniera più coinvolgente. Infatti i presentatori, talvolta anche direttori artistici, ogni anno cercano di alzare l’asticella della qualità dello spettacolo che poi nel tempo ha mantenuto sempre un svoir faire piuttosto di classe, devo dire.
(L’in)conscio collettivo degli italiani
Una settimana per giovani, adulti e anziani, in cui vuoi o non vuoi “che non te le ascolti due canzoni che stasera c’è Sanremo?”, una settimana che se non sei snob e non sei tanto arrabbiato con la vita senti proprio il dovere morale di seguire uno degli eventi più attesi dell’anno. Dai su, che alla fine non c’è nulla di male a dire che nel nostro paese il Festivál è diventato proprio una questione identitaria.
Alcuni aneddoti
Nel mondo ci invidiano anche per le menate che sono accadute negli anni durante il Festivál, certe volute altre meno. Tipo Mina nel 1961 mentre canta si commuove e stecca, no dico Mina!, Celentano lo stesso anno si gira di schiena mentre canta (che equivale a dire tipo che Amadeus quest’anno alle 21:30 fa il dito medio in diretta), Tenco nel 1967 si toglie la vita “a causa” della sua esclusione dopo la prima serata del Festivál (vabbè non è andata proprio così ma detta così fa più “wow”), nel 1975 Anna Oxa era troppo punk, nel 1982 Vasco dopo l’esibizione si infila il microfono in tasca e se lo porta via e tante altre robe tipo quella di Morgan e Bugo che chiudono il siparietto.
Vince il più bravo? No. Vince il più famoso? No. Vince chi deve vincere perché, si, sono anni ormai che il Festivál essendo così tanto contaminato della dittatura delle etichette discografiche, ha un lato conosciuto solo agli addetti al settore, un suo lato oscuro che conoscerlo rovinerebbe il sogno.
E il sogno del Festivál a noi ci piace “perché Sanremo é Sanremo, ta da da (parappappappapara)”
Sipario
Applausi